Fotovoltaico su terreno agricolo, il Comune non può vietarlo: tra normativa nazionale e vincoli locali cresce il contenzioso
12 giu 2025
In un contesto normativo sempre più orientato alla promozione delle fonti rinnovabili, continua a far discutere il ruolo degli enti locali nella regolamentazione degli impianti fotovoltaici, soprattutto su terreni agricoli. Un recente caso risolto dal TAR Campania chiarisce i limiti dell’azione dei Comuni, in una situazione normativa complessa e in evoluzione.
Il caso: impianto da 1,98 MW negato dal Comune
Tutto parte dalla richiesta presentata da una società per realizzare un impianto fotovoltaico da 1,98 megawatt in corrente alternata (MWac) su un terreno agricolo in Campania, attraverso Procedura Abilitativa Semplificata (PAS). Il Comune ha respinto l’istanza, motivando il diniego con due argomentazioni:
- Il progetto era in contrasto con il Piano Urbanistico Comunale (PUC), aggiornato a luglio 2024, che vietava l’installazione di impianti fotovoltaici a terra in zona agricola.
- L’area ricadeva in un Ambito di Trasformazione Produttivo (ATP6), soggetto a pianificazione attuativa pubblica.
Secondo la società, l’area individuata rientrava tra le “aree idonee” ai sensi del D.Lgs. 199/2021, in quanto ubicata entro 300 metri da un’infrastruttura autostradale. Da qui il ricorso.
Il TAR: i Comuni non possono imporre divieti generalizzati
Con la sentenza n. 881/2025, il TAR Campania ha accolto il ricorso, giudicando illegittime le previsioni regolamentari del Comune che vietavano in modo assoluto l’installazione di impianti fotovoltaici in zona agricola. I giudici hanno chiarito che:
- I Comuni non hanno competenza normativa autonoma in materia di localizzazione degli impianti da fonti rinnovabili. Questa spetta allo Stato e alle Regioni, secondo criteri omogenei e stabiliti a livello nazionale.
- Un divieto generalizzato viola il principio di prevalenza dell’interesse pubblico alla diffusione delle fonti rinnovabili, sancito anche dal Regolamento UE 2022/2577.
- Gli enti locali possono imporre limiti solo proporzionati e motivati, a tutela di interessi specifici e concorrenti, ma non introdurre divieti assoluti.
Il TAR ha quindi annullato il provvedimento comunale, ritenendolo in contrasto con la normativa sovraordinata.
Normativa nazionale, aree idonee e incertezze normative
Il contenzioso si inserisce in un panorama normativo ancora incerto e frammentato. In particolare:
- Il D.Lgs. 199/2021, che recepisce la Direttiva RED II, introduce il concetto di aree idonee per l’installazione di impianti rinnovabili, ma rinvia a un decreto attuativo per definire i criteri precisi.
- Il DM 21 giugno 2024 (Decreto Aree Idonee), approvato dal Ministero dell’Ambiente, ha affidato alle Regioni il compito di identificare le aree idonee e non idonee, ma il decreto è stato impugnato e sospeso dal Consiglio di Stato nel novembre 2024.
- A maggio 2025, il TAR Lazio ha annullato l’articolo 7 del decreto, imponendo al Ministero di riscrivere i criteri di selezione delle aree, aggravando il vuoto normativo in materia.
Le mosse del Governo per colmare il vuoto normativo
In risposta all'interrogazione parlamentare del deputato Marco Simiani (PD), la viceministra Vannia Gava ha dichiarato che il Governo è al lavoro per modificare rapidamente il decreto sulle aree idonee. Nel frattempo, il Decreto Infrastrutture ha aggiornato le disposizioni sulle zone di accelerazione, permettendo alle Regioni di procedere senza dover attendere ulteriori interventi centrali.
Inoltre, sempre a maggio 2025, il TAR Lazio ha imposto anche la revisione dell’articolo 5 del Decreto Agricoltura, che vietava in modo assoluto il fotovoltaico a terra su suolo agricolo. Anche questa disposizione è stata ritenuta in contrasto con gli obiettivi europei di decarbonizzazione e quindi da riscrivere.
Considerazioni finali: servono norme stabili e uniformi
Il caso conferma che la normativa sull’installazione del fotovoltaico su terreno agricolo è ancora poco chiara, con sovrapposizioni di competenze tra Stato, Regioni e Comuni. La giurisprudenza ribadisce che non è possibile ostacolare lo sviluppo delle rinnovabili con divieti generici o strumenti regolamentari locali.
Il principio di uniformità normativa è essenziale per garantire certezze agli operatori, evitare contenziosi e accelerare il raggiungimento degli obiettivi del PNIEC, del PNRR e di RePowerEU. È ora necessario che il Governo provveda a riscrivere in tempi brevi il quadro regolatorio, garantendo un equilibrio tra tutela del territorio e transizione energetica.
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