16 ott 2025
Centro Studi CNI: tra maggio e agosto 2025 le gare di progettazione scendono del 72,4% rispetto al picco del 2022
La fase espansiva che aveva sostenuto il mercato dei servizi di ingegneria e architettura grazie ai finanziamenti del PNRR si è conclusa.
Nel secondo quadrimestre 2025, il settore registra un rientro su livelli pre-pandemici, segnando un cambio di passo che richiede una riflessione approfondita su valorizzazione del lavoro tecnico, qualità del progetto ed equo compenso.
A certificare questa inversione di tendenza è il Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI), che attraverso la sua analisi ha rilevato un netto ridimensionamento del mercato dopo tre anni di crescita sostenuta.
Nel periodo maggio-agosto 2025, le stazioni appaltanti hanno pubblicato gare per 254 milioni di euro, considerando esclusivamente le gare di progettazione e altri servizi tecnici (escludendo accordi quadro, concorsi, servizi ICT e gare con esecuzione).
Il confronto con il picco del 2022 restituisce una perdita secca di oltre 667 milioni di euro, a testimonianza della fine dell’effetto espansivo del PNRR.
Il trend negativo si conferma anche nel cumulato: nei primi otto mesi del 2025 il calo rispetto allo stesso periodo del 2024 supera i 186 milioni di euro.
Anche includendo accordi quadro, concorsi di idee e gare con esecuzione, la stima complessiva degli importi a base d’asta non arriva a 490 milioni di euro, segnando un arretramento di 65 milioni rispetto ai primi quattro mesi del 2025 e di circa 130 milioni sullo stesso quadrimestre del 2024.
Per Angelo Domenico Perrini, Presidente del CNI, la chiusura della fase straordinaria del PNRR impone di rimettere al centro il valore del progetto e la giusta remunerazione del lavoro tecnico.
“La fine della spinta legata ai fondi europei – ha spiegato Perrini – rende ancora più urgente garantire l’applicazione corretta dei parametri e dell’equo compenso, evitando ribassi eccessivi che danneggiano la qualità delle prestazioni.”
Il Consigliere Segretario del CNI, Giuseppe Margiotta, con delega al Centro Studi, ha evidenziato come oltre il 68% dei bandi presenti importi inferiori a 140mila euro.
Questo consente ai liberi professionisti di aggiudicarsi più di un terzo dei bandi (35%), ma solo il 6% del valore economico complessivo, segno delle difficoltà strutturali per chi opera su piccola scala.
Secondo Marco Ghionna, Presidente del Centro Studi CNI, la frammentazione delle gare e la riduzione dei grandi appalti rischiano di marginalizzare i professionisti singoli.
“È necessario un intervento legislativo che riconosca le competenze e favorisca forme di collaborazione tra professionisti e società – ha dichiarato – così da preservare il ruolo degli iscritti agli Ordini nella progettazione pubblica.”
L’analisi dell’Osservatorio Bandi CNI evidenzia come il 68,1% delle gare SIA pubblicate tra maggio e agosto 2025 presenti importi inferiori a 140mila euro, mentre le gare oltre 215mila euro scendono al 25,9%, quasi la metà rispetto al 2024 (49,8%).
Il Centro Studi ha esaminato 1.011 bandi, di cui 285 sottoposti a verifiche approfondite e 56 segnalati alle stazioni appaltanti per anomalie relative all’equo compenso o al calcolo degli importi a base d’asta.
Le criticità riscontrate confermano l’urgenza di consolidare l’applicazione dei parametri ministeriali e di promuovere gare più coerenti con i costi reali della progettazione.
Nel secondo quadrimestre 2025, l’importo medio delle gare affidate ai liberi professionisti passa da 52.350 a 57.164 euro, mentre cresce di circa 21.400 euro l’importo medio per le RTI/ATI miste (società e professionisti associati).
Le società di ingegneria risultano penalizzate, mentre i consorzi registrano un incremento significativo, con importi medi passati da 275.868 euro a circa 1,17 milioni di euro. Tale valore, tuttavia, è fortemente influenzato da un’unica aggiudicazione di quasi 9 milioni di euro.
Sul fronte competitivo, il valore medio dei ribassi sale al 31,8% tra maggio e agosto 2025, rispetto al 22,4% dello stesso periodo 2024.
Il ribasso massimo, pur ridotto all’81,2%, conferma la pressione sui margini e l’intensità concorrenziale del mercato, che rischia di compromettere la qualità progettuale e la sostenibilità economica delle prestazioni.
I dati del CNI mostrano un settore in transizione strutturale, che si lascia alle spalle la straordinaria crescita del periodo PNRR per tornare a un equilibrio più realistico, ma anche più selettivo.
Il futuro dei servizi di ingegneria passa ora dalla capacità di valorizzare le competenze professionali, rafforzare i meccanismi di equo compenso e promuovere nuove forme di collaborazione tra liberi professionisti e imprese.
Il Centro Studi del CNI continuerà a monitorare l’evoluzione del mercato e le ricadute della contrazione in corso, per sostenere il dialogo istituzionale volto a preservare la centralità del progetto e la dignità economica della professione tecnica.
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