21 lug 2025
Due disegni di legge depositati in Parlamento mirano a riformare il sistema di determinazione dei compensi dei liberi professionisti iscritti ad albi, per garantire maggiore equità e adeguatezza rispetto alla complessità delle prestazioni.
Un ritorno alle tariffe per i liberi professionisti potrebbe essere all’orizzonte. Due disegni di legge delega, presentati dalla senatrice Erika Stefani e dal deputato Andrea De Bertoldi, entrambi esponenti della Lega, propongono una revisione dei criteri di determinazione dei compensi per architetti, ingegneri, geometri e tecnici iscritti a ordini professionali.
L’iniziativa legislativa nasce dalla consapevolezza di un quadro profondamente cambiato rispetto al 2012, anno dell’abolizione delle tariffe minime professionali con il cosiddetto “Decreto Liberalizzazioni”. I parlamentari promotori evidenziano le attuali criticità di un sistema che, secondo molti professionisti, non garantisce compensi proporzionati alla crescente complessità delle mansioni e alla responsabilità assunta dai tecnici.
Le due proposte, al momento depositate rispettivamente in Senato e alla Camera, condividono l’impianto generale e puntano a fornire al Governo una delega per ridefinire i compensi su criteri di equità e adeguatezza. I principi guida del disegno di legge prevedono:
I decreti attuativi dovranno essere predisposti entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge, con una possibile proroga di 90 giorni, e non comporteranno nuovi oneri per la finanza pubblica, in virtù della clausola di invarianza finanziaria.
Oggi il perimetro operativo dei tecnici è radicalmente diverso rispetto al passato. Il professionista non è solo colui che redige elaborati tecnici, ma assume ruoli di consulenza, coordinamento e verifica con responsabilità legali sempre più stringenti.
I nuovi criteri, se approvati, stabilirebbero un modello di compenso che tiene conto non solo del tempo necessario per svolgere l’attività, ma anche del rischio professionale e del valore intellettuale della prestazione.
La nuova disciplina andrebbe a integrare, se non a superare in parte, la Legge 49/2023 sull’equo compenso. Questa legge ha imposto l’obbligo per alcuni committenti forti – come pubbliche amministrazioni, banche e assicurazioni – di riconoscere ai professionisti compensi proporzionati ai parametri ministeriali, ma ha lasciato scoperta una parte significativa del mercato, in particolare quello dei rapporti con i clienti privati.
Le proposte attualmente in discussione si propongono quindi come uno strumento più ampio e flessibile, applicabile a tutti i committenti e in grado di aggiornarsi nel tempo, offrendo così una tutela strutturata per l’intera categoria professionale.
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