11 dic 2025
Il Rapporto Cresme descrive una transizione profonda: tra fine degli stimoli straordinari, nuove dinamiche di mercato e sfide strutturali per la filiera
Che cosa succederà al settore delle costruzioni italiano una volta esauriti gli strumenti che ne hanno sostenuto la crescita negli ultimi anni? Questa è la domanda centrale affrontata dal 39° Rapporto Congiunturale e Previsionale 2027-2029 del Cresme, che tratteggia uno scenario di cambiamento profondo per un comparto che, dal 2019, ha rappresentato una delle colonne portanti dell’economia nazionale.
Secondo il Cresme, il 31% della crescita occupazionale netta registrata in Italia negli ultimi cinque anni deriva proprio dalle costruzioni: un dato che, da solo, descrive la centralità del settore nel quadro macroeconomico. Ma questa solidità si trova ora a confrontarsi con la fine dei due principali motori che hanno alimentato il ciclo espansivo recente: Superbonus e PNRR.
Il Rapporto Cresme ricostruisce con precisione gli effetti dei due grandi acceleratori:
Quasi la metà delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza era destinata a investimenti nel comparto edilizio.
Ma il programma terminerà il 31 agosto 2026, lasciando:
Pur esistendo risorse residue, il Cresme sottolinea come nessuna dotazione sia paragonabile, per impatto e per ampiezza, a quella del PNRR.
Dopo aver raggiunto un picco senza precedenti:
il Superbonus è destinato a scendere a circa 6 miliardi nel 2025, segnando la fine di una stagione straordinaria per la riqualificazione energetica del costruito.
Il Cresme osserva che la frenata non ha completamente paralizzato il mercato della riqualificazione, ma ne ha ridimensionato la capacità espansiva e ne ha modificato la struttura.
Il Rapporto mette in evidenza un aspetto spesso sottovalutato: nonostante l’enorme spinta degli incentivi e dei programmi pubblici, dopo il boom del biennio 2021-2022 il PIL italiano ha ripreso a crescere a ritmi simili a quelli pre-pandemia, segnalando che la transizione verso un ciclo ordinario non è priva di rischi.
Tra questi, il tema più delicato riguarda la capacità dello Stato di sostenere i pagamenti per le grandi opere strategiche senza lo straordinario flusso di liquidità assicurato dal PNRR. Le incertezze riguardano la programmazione e la continuità dei cantieri nel medio periodo.
Nonostante la fine dei grandi stimoli, il Rapporto Cresme evidenzia dinamiche sorprendenti:
Questi elementi suggeriscono che, pur in transizione, il mercato non sta entrando in un ciclo recessivo uniforme, ma in una fase selettiva, con traiettorie diverse tra i vari segmenti.
Il Cresme richiama l’attenzione su una caratteristica chiave del settore: la “lunga filiera” delle costruzioni, che comprende:
Ognuna di queste aree risponde in modo diverso ai cambiamenti macroeconomici. Alcuni comparti, infatti:
La variabilità degli indicatori – accentuata dalle dinamiche inflative che alterano la lettura dei dati in valore e in quantità – rende difficile individuare un’unica linea di tendenza.
In assenza di stimoli straordinari, il Cresme identifica le tre leve decisive per il futuro:
Problema storico del settore, che dovrà essere affrontato attraverso:
L’ingresso di:
modificherà radicalmente tempi, costi e qualità delle opere.
I metodi costruttivi off-site, la prefabbricazione evoluta e le tecniche miste stanno già diventando un fattore competitivo per le imprese maggiormente strutturate, destinati a segnare il nuovo standard del settore.
Il Rapporto Cresme descrive un comparto che esce da anni eccezionali e che ora si trova di fronte a uno spartiacque: la capacità di trasformarsi determinerà chi potrà crescere e chi faticherà a mantenere le proprie posizioni.
La domanda “cosa accadrà senza Superbonus e senza PNRR?” non trova una risposta univoca, ma una certezza emerge con chiarezza: il futuro delle costruzioni italiane non dipenderà più dagli incentivi straordinari, ma dalla capacità del settore di innovare, migliorare la produttività e rendersi competitivo in un mercato che cambia rapidamente.
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